Geopop: la divulgazione che fa bene al mondo

Che bello, imparare cose sul mondo. Devo dire che, in questi anni di formazione umanistica, mi era proprio mancato. E in questo senso Andrea Moccia ha proprio centrato il bersaglio, con questo libro: raccontare la geologia a chi di geologia non è appassionato, facendogliela capire e dimostrando che è interessante e appassionante scoprire come funzionino aspetti essenziali di questo complicato mondo.

Divulgare: “Rendere accessibili a un maggior numero di persone nozioni scientifiche e tecniche, con un’esposizione semplice e piana.”

Sono stata a una conferenza, qualche giorno fa, di Guido Tonelli, fisico e divulgatore italiano che ha preso parte agli esperimenti al CERN confluiti nella scoperta del bosone di Higgs. Oltre a questo fattuccio, Guido scrive libri. Insomma: divulga. Solo che, nel presentarsi al mondo sotto questo appellativo, si diceva non soddisfatto. Per lui, infatti, divulgare presenta una sfumatura di potere che presuppone che chi sta ascoltando non potrà mai raggiungere la conoscenza di chi quel qualcosa lo sta raccontando. Ecco, per lui, in quel senso, divulgare è un termine che stona con i suoi tentativi di comunicare la fisica. Non riesce a mantenere quel che promette, insomma. Non so, Guido, a me il termine continua a piacere. Sì, il rapporto tra divulgatore e persona che niente sa di quella materia è impari, e sì, non tutti arriveranno a una conoscenza approfondita dell’argomento – e non a tutti interessa, d’altronde – ma ci trovo dell’abilità, nel far comprendere il complesso a chi quel complesso non interessa affatto. Porgere la conoscenza su un piatto d’argento, che a scavare nella terra, a faticare per passione, ci ha pensato l’esperto, lo considero un atto degno di una professione.

Sono una sostenitrici della divulgazione fatta bene, quella senza paroloni inutili, che non fanno altro che allontanare i curiosi e attirare solo chi già se ne intende. No: la divulgazione acquisisce senso solo quando semplifica senza denaturare, quando istruisce senza annoiare, quando appassiona senza obbligare.

Andrea Moccia in questo è riuscito, e io ne esco senza dubbio più ricca.

Io, che dalle scienze son fuggita dopo il liceo scientifico, ho scoperto che amo quando me ne si parla in termini semplici, a portata di comprendonio, con esempi facilmente comprensibili, immaginabili. È anche così che le cose difficile rimangono in testa: capendole. Bravo Moccia – frase che non pensavo avrei mai detto, dopo l’avvento di Tre metri sopra il cielo.

Il titolo del libro è Un tesoro al piano Terra. La geologia che non ti aspetti. Sono 224 pagine scritte con un italiano accessibile, senza paroloni difficili o unità di misura che paiono spuntate da un libro fantasy (come tutte quelle della fisica, d’altronde, anche se, con questi presupposti, forse me la sarei anche potuta far piacere…). E’ stato pubblicato a inizio 2021, e così è stato definito dall’autore in un’interista per FashionTimes:

Se guardiamo cosa abbiamo sulla scrivania o all’interno di una stanza, il 99% dei materiali vengono dal sottosuolo. Faccio un esempio: tutti i componenti metallici arrivano dai minerali e tutti i componenti plastici arrivano dal petrolio. Senza lo studio del sottosuolo le nostre città sarebbero inesistenti e nel libro racconto tutto questo. È un libro ricco di tanti contenuti, da un excursus sul petrolio alle risorse minerarie, fino all’ultimo capitolo che è uno sguardo al futuro, in cui parlo di transizione energetica e delle prossime future fonti energetiche, quali la fusione nucleare e l’idrogeno, promesse per il futuro che possono davvero sostituire gli idrocarburi. Le fonti rinnovabili classiche (eolico e solare) sono e saranno importantissime, ma non hanno la potenzialità energetica per sostituire il petrolio e nel libro ne descrivo i dettagli. Il libro è un libro pop, perché io so parlare solo così. L’ho scritto con lo stesso linguaggio che utilizzo al bar, tanto che chiesi all’editore se fosse convinto di voler scrivere un libro con me! Di tutta risposta mi dissero che era proprio ciò che stavano cercando.

Logo Geopop

A chi consiglio questo libro? Ai ragazzi curiosi, senza dubbio; se avete un figlio appassionato di scienze della terra, ad esempio, ma anche agli indecisi sui propri studi. Lo consiglio anche a chi ha voglia di una lettura leggera ma interessante, a chi non ci capisce niente di terremoti/idrocarburi/energie rinnovabili/rocce e minerali, a chi vuole capire meglio cosa porti la Cina in Sud America, gli Stati Uniti in Iran, perché la benzina costi così tanto, come cavolo sia stato possibile creare una televisione a colori. Insomma, ai curiosi. Se non avete tempo, invece, youtube: il canale di Moccia si chiama Geopop. Se non lo conoscete già, prego.

Non conoscevo il progetto prima di leggere questo libro, introdotto in casa dal mio ragazzo che sta studiando scienze naturali all’università. Per mesi non ho proprio preso in considerazione di leggerlo, snobbandolo perché pensavo che non ci avrei trovato niente di mai sentito. Alla fine sono proprio soddisfatta dalla lettura. In un certo senso vorrei che mi avessero raccontato le scienze così, invece che farmele odiare a suon di apprendimenti a memoria. Potrebbe essere nata una nuova fissazione? Potrebbe. La divulgazione pop continuerà a riempirla di occhiatacce? Tutt’altro. E mi sa che il prossimo, a questo punto della lettura, lo abbiamo intuito tutti, chi sarà. Comincia per B… finisce per A.

Siete pronti?

Alla prossima!

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